Sostegno al reddito e Diritto alla casa

SOSTEGNO AL REDDITO e DIRITTO ALLA CASA

Nella legislatura 2008 – 2013, sotto la spinta della Lega al governo, per cinque anni il Friuli Venezia Giulia ha sperimentato il “welfare padano” approvando diverse leggi dichiarate poi incostituzionali. 

Ci siamo trovati a governare questa regione negli anni della grande crisi. La mancanza di lavoro, il lavoro precario erano, e sono, tra i principali punti critici.

Abbiamo pensato a due cose: il sostegno al reddito per i più deboli e il diritto alla casa.

Dal 2013 abbiamo cambiato strada perché la crisi non si affronta alimentando la guerra fra poveri: servono diritti per tutti, lotta alle discriminazioni e nuovi diritti di cittadinanza.

Importanti azioni sono state svolte in questa direzione. E su questi temi il mio impegno è stato diretto e convinto.

 

SOSTEGNO AL REDDITO

Il diritto a una vita dignitosa passa dal diritto a un reddito minimo. La pubblica amministrazione ha il dovere di affrontare e sostenere le fasce più deboli, vicine alla povertà.

La quasi totalità dei paesi europei ha adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa.

Lo ha chiesto la Raccomandazione del Consiglio Europeo del 24 giugno 1992. 

Il sostegno al reddito è uno strumento per alleviare la condizione di insicurezza di chi vive al di sotto della soglia di povertà.

In caso di perdita del lavoro il reddito minimo scatta quando è scaduta l’indennità di disoccupazione (che in Italia è l’ultima tutela disponibile) e il disoccupato non ha ancora trovato un nuovo impiego. 

In Italia tutti ne parlavano e ne parlano, in Friuli Venezia Giulia lo abbiamo fatto.

E siamo stati la prima regione italiana a farlo.

Un tema che mi sono preso a cuore e che ho seguito fino al risultato finale.

Il provvedimento è arrivato il 22 ottobre 2015.

Il sostegno è destinato a chi vive da tempo in una condizione di povertà, ma anche i lavoratori, in particolare i dipendenti precari intermittenti e stagionali e i lavoratori autonomi colpiti dalla crisi.

Ma dobbiamo guardare oltre, andare incontro non solo a chi è vicino alla povertà assoluta, ma anche a chi soffre la povertà relativa.

Questo è un impegno, il mio impegno, per il futuro prossimo.

La platea dei beneficiari del sostegno al reddito va ampliata.

È inoltre necessario integrare maggiormente fra loro l’assistenza sociale, le politiche attive per il lavoro e le politiche abitative con lo scopo di completare la Riforma del welfare regionale in modo da rendere gli interventi più organici e più semplici e più efficaci nel sostenere i cittadini in difficoltà.

 

DIRITTO ALLA CASA

Un mondo in cui il lavoro è spesso precario, ci consegna una situazione sociale difficile, dove anche l’accesso alla casa, che è un diritto di tutti, risulta spesso difficoltoso, a causa degli affitti troppo alti e della difficoltà ad accedere ai mutui bancari.

L’edilizia popolare resta una risposta importante. In questa legislatura abbiamo avviato la riforma dell’ATER e stanziato rilevanti contributi per affitto e mutui prima casa.

Ma servono anche idee e pratiche innovative, che possano diversamente sostenere l’accesso alla casa.

In questo senso ho creduto e ho sostenuto il progetto di autorecupero. Come funziona?

Prendiamo uno stabile di proprietà pubblica, disabitato e in discrete condizioni che richiede dei lavori di ristrutturazione per divenire abitabile.

Viene stanziato un fondo regionale, affidato al Comune che, tramite un bando pubblico, seleziona alcuni singoli o nuclei familiari a basso reddito, e che abbiano a disposizione del tempo libero. Questi si costituiscono in cooperativa e possono pagare parte dell’affitto (o dell’acquisto) dello stabile contribuendo con il proprio lavoro alla sua ristrutturazione, con l’appoggio di soggetti e strutture appropriate.

Una pratica innovativa, che a Trieste è già realtà operativa.

Una nuova opportunità per l’accesso al sacrosanto diritto alla casa.

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